Il fascino della geopolitica sta sicuramente nel fatto che abbraccia tante materie e che vive dei diversi punti di vista, ma indubbiamente esistono nella storia periodi di stallo in cui sembra che non succeda nulla, e altri periodi di accelerazione in cui le cose più sottotraccia esplodono ovunque e nei modi meno programmati. Il periodo che stiamo vivendo è proprio di quest’ultimo tipo, e sicuramente le nuove tecnologie stanno producendo un effetto moltiplicatore sulla velocità delle cose che accadono. Ne è un esempio la foto nella basilica di San Pietro a Roma durante il funerale di Papa Francesco, quando il presidente americano Trump dialoga con il presidente ucraino Zelensky, seduti di fronte su due sedie appositamente preparate dalla diplomazia vaticana. Quell’immagine che fa il giro del mondo è l’inizio vero del trattato di tregua della guerra ucraina: ne è la prova che Putin da quel momento si sta muovendo in modo più apertamente possibilista, come si vede in questi giorni.
Per comprendere questa velocità, oggi parliamo delle guerre economiche e delle paci economiche, perché l’economia non è solo una conseguenza delle guerre, ma a volte mostra ciò che accade e addirittura anticipa ciò che sta per accadere.
La guerra dei dazi dell’America contro la Cina non nasce nel 2025 ma nel 2017. In quell’anno ci fu il famoso incontro di Trump con sua moglie invitati da Xi Jinping con la consorte nella città proibita: quella era la prima volta per un capo di Stato straniero ad entrare nel posto più sacro dei cinesi. In quell’occasione sappiamo che il presidente Xi ha chiesto al presidente americano di diventare due Stati ed economie alla pari, introducendo il concetto di multilateralismo. E sappiamo anche che non solo Trump non ha accettato, volendo che gli USA restassero il leader mondiale, ma ha reagito appunto introducendo dazi contro la Cina che ha reagito: da quel momento è iniziata la guerra dei dazi che continua anche oggi. Quindi l’economia come conseguenza della strategia geopolitica: non posso fare la guerra contro di te perché altrimenti ci sarebbe la distruzione dell’umanità, ma almeno economicamente ti osteggio più che posso. Peccato che dalla globalizzazione in poi è impossibile fare del male economicamente a uno Stato, per di più tanto grande come la Cina, senza avere conseguenze su di sé.
Altre volte invece l’economia sembra fare come dei tentativi di avvicinamento verso la fine di un conflitto. Per questo vi riporto le immagini che sono state mostrate al Festival di Limes svolto a Genova dal 7 al 9 febbraio.




Tutte mostrano il settore energetico, quello più impattante di tutti, e come nello specifico le importazioni di gas si sono svolte negli anni 2023 e 2024 in Europa, cioè l’anno successivo all’aggressione russa in Ucraina e lo scorso anno. Guardate come il gas russo era basso nel 2023 rispetto agli anni precedenti, e come lo scorso anno aumenta di poco anziché diminuire. I grafici mostrano che le maggiori importazioni di gas russo in forma GNL, non sanzionato, sono dovute al costo esorbitante dell’energia per le imprese europee, soprattutto tedesche, che cercano di compensare in tutti i modi. Come a dire che i dazi occidentali ci sono e il GPL americano è entrato di peso in Europa e in Italia, ma è caro e non basta.
Questo è accaduto anche perché lo scorso anno i tentativi di avvicinamento fra USA e Russia sono stati continui anche se nascosti: le diplomazie non hanno mai smesso di dialogare dai primi tentativi di tregua del 2022. Ma questi ammiccamenti hanno poi prodotto il trasferimento della principale fonte di reddito della Russia e cioè l’esportazione del suo gas guarda caso proprio in Europa. E tutti sappiamo che nessuno scherza con il denaro, quindi il tentativo è stato voluto e cercato in particolare dalla Germania: forse anche per questo il 2025 sembra davvero essere l’anno se non della pace ma almeno della tregua in Ucraina.

Hai mai letto l’economia come contraltare della politica?
L’UE è screditata, Trump ha una sua strategia che pochi comprendono ma che potrebbe risultare vincente e Putin non riesce a liberarsi dalle sue mafie. Non pochi in europa vorrebbero irresponsabilmente una guerra UE-Russia. Siamo quasi ad un milione di russi morti come cani e ciò per ragioni puramente economiche: i russofoni non c’entrano niente. Proprio un bel bilancio. Sento un vago odore di Weimar e spero di sbagliare. Meloni o non Meloni continuiamo a slittare verso il cro-magnon. Buon divertimento.